Partecipa alla critica dell'odio online
Take action with your opinions about hate online - Media Ecology Newsletter #9
Un’edizione speciale della newsletter. Per invitare i lettori a partecipare a una survey. Il gruppo di studio sul fenomeno dell’odio online, voluto dal ministro dell’Innovazione, dal ministro della Giustizia, dal sottosegretario per l’Editoria, raccoglie idee e proposte sulla piattaforma EUSurvey per migliorare la propria visione del problema. Hai tempo di partecipare?
La discussione sull’odio online
Dal 2016 a oggi c’è stata un’esplosione di articoli e analisi sulle fake news, sull’odio online e più in generale sulla circolazione di informazione tossica in rete (quella che ha dato luogo all'”infodemia” denunciata dall’OMS). Questo fenomeno non termina con la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris alle elezioni presidenziali americane. Però, forse, dopo questo fatto è più facile metterla in prospettiva.
Nel mondo reale, l’odio esiste. È frutto della sofferenza. Come tale va compreso. Ma chi manipola le coscienze per alimentare l’odio e produrre conseguenze politiche che avvantaggiano gli interessi di una parte della società non va compreso. Va combattuto.
Già ma come? Non si può certo ridurre la libertà di espressione. Né si può giustificare qualsiasi cosa. La strada per arrivare a qualche soluzione non può essere semplice. Come il sistema della generazione e scambio di informazioni funziona come un ecosistema, così la sua analisi deve assomigliare all’ecologia. E il senso storico ci deve aiutare a vedere l’ecosistema dell’informazione come una stratificazione di fenomeni di diversa durata: strutture (i media), congiunture (i frame, le ideologie e le mode interpretative), fatti (i singoli messaggi). Le piattaforme attualmente prevalenti sono riuscite a conquistare il ruolo delle strutture principali e a guidare la generazione di frame con i loro algoritmi, lasciando la produzione di messaggi alle persone che le utilizzano. Ma il modello di business che le caratterizza genera una sorta di “monocoltura” a base pubblicitaria che crea incentivi a favore della raccolta di attenzione senza alcun interesse per la qualità dell’informazione che la produce: se qualsiasi attenzione va bene, il rischio dell’inquinamento dell’ecosistema dell’informazione è elevato, anche perché spesso le fake news e le notizie emozionali hanno le stesse probabilità di trovare attenzione delle notizie documentate e delle affermazioni di felicità.
Negli ultimi tempi, proprio nel corso della campagna presidenziale americana, le piattaforme si sono prese molte più responsabilità di quelle che avevano ammesso di avere in passato. Ma non si può lasciare ogni compito di bonifica dell’ecosistema dell’informazione alle stesse piattaforme che, per come sono fatte, hanno lasciato che si inquinasse.
Il programma di “disinquinare” l’ecosistema dell’informazione terrà conto della presa di coscienza che deve avvenire nella società nel suo complesso, del ruolo della scuola, dei compiti e delle responsabilità delle aziende e delle piattaforme. Ma in qualche modo si porrà la questione anche a livello politico: per spiegare meglio le leggi che ci sono e per immaginare interventi che facilitino chi va nella direzione di “disinquinare” l’ecosistema dell’informazione.
Anche a questo scopo esiste un gruppo di studio sul fenomeno dell’odio online, voluto dal ministro dell’Innovazione, dal ministro della Giustizia, dal sottosegretario per l’Editoria. Il gruppo (che immeritatamente presiedo) a sua volta chiede informazioni e idee a chi ne abbia con una raccolta di idee cui si accede attraverso la piattaforma EUSurvey.
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La cultura fa bene alla salute
Storie straordinarie. Un’Asl di Alessandria che si occupa sistematicamente di “medicina narrativa”, un’associazione del vercellese, Dedalo, che aiuta ad apprendere abitudini di vita più sana pensando soprattutto alle persone anziane, un centro di ricerca e azione genovese, Casa Paganini, che unisce ingegneria e scienze sociali per sviluppare conoscenza sulla comunicazione non verbale e tutti i suoi significati generativi, tra neuroscienze, arte e “risonanza estetica”… Tutte esperienze avviate da tempo ma da conoscere meglio. Perché non se ne parla di più?
Le ho incontrate grazie a un’iniziativa sul rapporto tra cultura e sanità della Compagnia di San Paolo, di Torino (faccio parte immeritatamente del comitato scientifico del progetto). Partito da una documentazione scientifica di notevole solidità, che dimostra come l’accesso alla cultura migliori la salute delle persone e sia una forma di cura per chi non sta bene, il progetto ha messo in fila alcune esperienze che sviluppano in pratica il concetto. (Per favore vedi qui il resto del post).
Biennale Tecnologia
Questa settimana c’è la Biennale Tecnologia. Completamente online, per ovvie ragioni. Speriamo che possa piacere in questa versione. Il programma è fantastico. Ho dato una mano per realizzarlo a una squadra pazzesca organizzata al Politecnico di Torino dal vice rettore Juan Carlos De Martin con il supporto del rettore Guido Saracco.
Ecco il programma. Basta scorrere l’elenco delle persone presenti per aver voglia di partecipare. Ma forse sono un po’ di parte… :)