Platforms for selling ads and the news industry are at odds since such a long time that we sort of don’t even bother anymore. But we should. Google is bigger than the whole global news industry. But it wasn’t so five years ago. And Facebook is morphing more and more into a media company, with some kind of responsibility over what it publishes. There is a lot more to see in this field, which is so important for health, economy and democracy. The EU is studying a new way to monitor and regulate Big Tech, writes today the Financial Times.
Negli ultimi dieci giorni ci sono state numerose novità per l’ecologia dei media. Ecco quello che c’è nella newsletter:
Google e i giornali
Facebook e Quanon
Piattaforme e antitrust
Segnalazioni e letture
Spero di esservi utile. Non dimenticate di mandarmi consigli e notizie sui commenti nel blog, se potete.
Il confronto tra Google e tutti i giornali del mondo
Google e i giornali? Le notizie su questo argomento appassionano solo gli addetti ai lavori. Ma i fenomeni sottostanti dovrebbero invece interessare tutti. Google è più grande della somma di tutti i giornali del mondo. Ma non era così cinque anni fa. I giornali hanno perso molto più pubblicità che diffusione. Che cosa se ne deduce? In questo post se ne discute. Nella speranza di raccogliere nuove idee per il futuro.
Ecco un estratto: “Facciamo le debite proporzioni. Tutto il sistema dei giornali del mondo fattura 110 miliardi di dollari. Erano 140 miliardi nel 2010. La maggior parte del fatturato perso è dovuto alla pubblicità persa. Lo calcola Pwc. Google ha fatturato 160 miliardi nel 2019. Erano 74 miliardi nel 2015. La maggior parte dei redditi di Google è pubblicità. Nel corso degli ultimi anni, Google ha avuto un andamento esattamente opposto a quello dei giornali. Ed è diventata molto più grande di tutti i giornali del mondo messi insieme. Da notare che complessivamente il reddito dei giornali dovuto agli acquisti dei lettori non è diminuito dal 2010. È diminuita la pubblicità. Dice Pwc che il totale mondiale del fatturato dovuto alla vendita di giornali era di circa 63 miliardi di dollari nel 2010 ed è circa di 63 miliardi nel 2020; mentre il fatturato pubblicitario degli editori di giornali è passato nello stesso periodo da 76 miliardi di dollari a 57 miliardi”. Leggi il resto del post se hai tempo.
Nel frattempo, hai visto il libro di Guido Scorza? “Processi al futuro. Quando la tecnologia ha incrociato il diritto”, Egea 2020. Il quinto capitolo si intitola “Google furbetta del copyright o innovatrice?”. È dedicato ai libri. Ma insegna molto su tutta la vicenda fin qui descritta.
FacebooQ - Facebook e Qanon
E dunque Facebook si impegna di più contro Qanon. Chiude i gruppi e le pagine dedicate esplicitamente al movimento che ha conquistato l’attenzione di un numero crescente di persone in America e che d’ora in poi tratterà come i gruppi terroristici (o quasi). Le singole persone che continuano a scambiarsi informazioni legate a Qanon potranno continuare a farlo. Saranno limitate le forme più “pubbliche” e “attivistiche” del movimento. Ma che cos’è Quanon e chi deve fare cosa per contrastare la disinformazione? Leggi il resto del post se hai tempo.
Se Facebook si comporta così è perché sta sciogliendo il nodo fondamentale della sua identità? Voleva essere semplicemente un software per comunicare. Qualcuno l’ha invece paragonata a un’infrastruttura dotata di un quasi-monopolio naturale, da regolamentare come tale. Altri l’hanno pensata sempre come una media company visto che vive di attenzione da rivendere agli inserzionisti pubblicitari. Non voleva questa responsabilità, ma sta cominciando ad assumersela…
Anche Twitter sta facendo qualcosa in proposito. Ha deciso alcuni cambiamenti - temporanei - nella sua interfaccia. Rallenta il processo per fare retweet a un post pubblicato da altri. E segnala esplicitamente a chi sta rilanciando un post che proviene da una fonte poco attendibile che lo è. In questo modo spera di rallentare la velocità della diffusione di false notizie sulla rete. Manterrà queste precauzioni fino a quando il risultato delle elezioni presidenziali non sarà stato comunicato da una fonte autorevole. (New York Times)
Facebook, Google e l’integrazione delle piattaforme
A quanto pare, Facebook sta lavorando per integrare molto di più Instagram e Facebook. Le significative differenze di identità, funzioni e brand tra le due piattaforme stanno per essere erose da una volontà unificante. Del resto, la messaggistica di Facebook si sta fondendo tutta nella piattaforme vincente Whatsapp. Google ha deciso di unificare le sue applicazioni di utilità, dalla scrittura ai calcoli, dalle presentazioni alle chat, dalla mail alle videochiamate. Sarà più facile usarle insieme nelle stesse schermate. Perché le piattaforme cercano di unificare le loro componenti? Leggi il resto del post se hai tempo.
Tutte queste manovre sono collegate con la possibile recrudescenza delle attività delle autorità antitrust americana ed europea nei confronti delle grandi piattaforme?
Oggi il Financial Times scrive che la Commissione Europea studia i criteri per compilare una lista delle piattaforme da monitorare e controllare con particolare intensità. E per dicembre è attesa una nuova regolamentazione dei servizi in Europa, con le responsabilità delle piattaforme sull’informazione che fanno circolare.
Segnalazioni
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Biennale
Si avvicina la prossima Biennale Tecnologia, a Torino, dal 12 al 15 novembre 2020. Il titolo di quest’anno è “Mutazioni - Per un futuro sostenibile”.
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Newsletter precedente
Forse ci sono stati problemi nell’invio della precedente newsletter, intitolata “La società automatica”. Era rimasta draft. Vi si parla della strategia italiana sull’intelligenza artificiale. E di traduzioni automatiche. La trovate a questo indirizzo. Mi scuso.
WikiTribune
Sarebbe bello che ci fosse un social network dedicato alla comunità più che alla raccolta di attenzione da vendere agli inserzionisti pubblicitari. C’è il tentativo di Jimmy Wales, WikiTribune. Vieni anche tu?